Vietnam - Bac Giang, la Baia di Halong e Vietnam centrale
Attrezzatura
Fotocamera: Nikon D5000, Nikon D5200 |
- La provincia di Bac Giang
- Il distretto di Son Dong
- La Baia di Halong
- Hoi An
- Hue
- Informazioni logistiche
- Conclusioni e suggerimenti
- FAQ
Questo è il secondo dei tre articoli riguardanti il viaggio di tre settimane in Vietnam:
- Vietnam - La città di Hanoi
- Vietnam - Bac Giang, la Baia di Halong e Vietnam centrale
- Vietnam - Bac Ha e Sapa
Se leggendo la lista delle tappe vi state chiedendo il motivo della scelta della provincia di Bac Giang vi capisco perfettamente, ma troverete una spiegazione nell'articolo Vietnam - La città di Hanoi.
Riporto ancora per comodità la mappa completa di tutte le località visitate, ma nelle righe che seguono mi soffermerò sulla provincia di Bac Giang, sulla notissima Baia di Halong e sulle principali città del Vietnam centrale, Hoi An e Hue.
- In rosso le località visitate
- In arancio altre località NON visitate
La provincia di Bac Giang
Dopo i primi giorni trascorsi ad Hanoi eccoci pronti per lo spostamento nella provincia di Bac Giang e più precisamente nel distretto di Son Dong, alla sua estremità orientale. Per questioni logistiche lo spostamento ha richiesto il pernottamento a Bac Giang, in una delle poche strutture disponibili. Grazie alla nostra guida ed all'accoglienza delle persone del posto abbiamo avuto la possibilità di visitare una casa comune dove c'è stato un interessante scambio di domande tra noi ed alcuni abitanti locali. Da entrambe le parti la stessa curiosità sulle abitudini reciproche. Entrando mi sono chiesto quanti stranieri avessero avuto quest'onore prima di noi. Probabilmente nessuno.
Camminando per la strada ci rendiamo conto che di turisti da queste parti proprio non se ne vedono. Siamo l'attrazione del giorno, forse del mese o addirittura dell'anno. Le persone ci indicano, parlano tra di loro e ridono. Qualcuno non esita ad accettare l'invito a posare per una foto, qualcun'altro lo chiede espressamente. Una coppia di signore molto anziane cattura la nostra attenzione. Alla domanda, fatta a gesti, di una fotografia una di loro si mette dritta con le braccia lungo il corpo. Questo forse è il suo modo per concedermi la sua immagine, in modo semplice, guardando fisso nel mio obiettivo. Io scatto quasi subito, senza pensare a come comporre qualcosa di sensato. Mi sta regalando la sua immagine con una semplicità disarmante e mi rendo conto che non sarei in grado di chiederle di restare lì per fotografarla ancora. Anche se probabilmente l'avrebbe fatto mi sembrerebbe poco rispettoso. Scatto una foto anche alla signora che è con lei, più o meno coetanea. Mostro loro le foto, si guardano, sorridono, ci ringraziamo reciprocamente. Ripensando più tardi a quel gesto confesso di essermi commosso, non so ben dire il motivo, forse per il suo viso, forse per il suo gesto spontaneo, forse per tutti e due.
Poco dopo facciamo un giro per il paese, girando tra i banchi del mercato locale. Rispetto ad Hanoi sembra di essere in un altro mondo. Turismo è una parola qui sconosciuta e la vita è scandita da esigenze essenziali. L'agricoltura e l'allevamento sono senza alcun dubbio alla base dell'economia locale, che si sviluppa attorno alle attività nei campi ed al mercato che si svolge tutti i giorni. Le persone ci guardano con curiosità ma sono ben disposte nei nostri confronti. La reazione più comune è il sorriso, come del resto è successo per tutto il viaggio. Solo qualcuno non gradisce farsi fotografare ed alza la mano. Non insisto, chiedo scusa con un gesto e proseguo.
Continuando a camminare ci ritroviamo sulle rive di un piccolo lago, dove si susseguono piccole case in muratura, strette e buie. Una ragazza vende frutta, esposta all'interno di alcune ceste appoggiate sul marciapiedi. Un maialino ed un cane condividono lo stesso spazio legati ad un albero. Un ragazzo chiede in un inglese elementare da dove veniamo. Alla nostra risposta ripete a gran voce «Italia, Italia, Totti!». Qualche bambino saluta, qualcun'altro è più timoroso, uno è incoraggiato dal padre che lo prende in braccio. Mostro anche a loro la foto. Proseguiamo il nostro giro mentre il cielo si copre. Ci siamo ormai allontanati dal lago quando ad un tratto ecco rispuntare il padre con il figlio. Ha in mano qualcosa, è confezione di crackers. Vengono verso di noi ed insistono perché li prendiamo. Accetto ma non so come ricambiare. Per un istante penso di dare loro qualche banconota, ma esito chiedendomi se possa essere un gesto offensivo. Nel frattempo si sono già allontanati sorridendo, evidentemente non si aspettano niente in cambio. Io resto lì a guardare, mentre tornano verso casa e si girano di tanto in tanto agitando la mano in segno di saluto.
Abbiamo ripreso la strada del ritorno all'albergo quando inizia a piovere forte. Ci ripariamo in un piccolo negozio mentre il sole è ormai calato. Qualche motorino non esita a percorrere le strade scarsamente illuminate, incurante della pioggia battente. Chi non ha la mantellina tiene con una mano il manubrio e con l'altra l'ombrello (date un'occhiata a queste immagini). Arriviamo finalmente in hotel, dove ceniamo. Si tratta di una struttura imponente, ma della quale siamo tra i pochissimi ospiti. A differenza di altri posti qui trattengono i nostri passaporti tutta la notte. Al piano terra, nei pressi della sala da pranzo, c'è una zona senza tettoia dove l'acqua scroscia ininterrottamente sul pavimento di marmo. Andrà avanti tutta la notte.
Il distretto di Son Dong
Il mattino successivo ci rimettiamo in viaggio. La nostra destinazione è An Chau, il principale centro abitato del distretto. E' qui, in due luoghi distinti, che avvengono gli incontri con i bambini del sostegno a distanza e con i genitori che li hanno potuti accompagnare. Molti di loro abitano infatti in diversi villaggi nei dintorni, non sempre facilmente raggiungibili. Inizialmente c'è un po' di imbarazzao, qualche bambino è un po' timoroso, ma alla fine l'atmosfera diventa più leggera e tutti guardano con attenzione i piccoli regali che abbiamo portato loro. I più piccoli sembrano un po' frastornati da tutti questi stranieri e probabilmente si chiedono cosa ci facciamo lì, mentre i più grandi sono più consapevoli. Qualcuno di loro è all'interno del programma di sostegno a distanza da molti anni e finalmente ha modo di incontrare le persone che lo stanno aiutando e con cui ha finora avuto solo uno scambio epistolare. Non sto a dilungarmi sugli incontri ma sul giornale del CIAI, l'albero verde, trovate alcuni racconti. Potete anche consultare l'archivio dei numeri precedenti con i racconti degli incontri degli altri viaggi organizzati dall'associazione.
Dopo uno degli incontri facciamo due passi lungo la strada sterrata che costeggia il fiume. Un gruppetto di bambini ci segue curioso. Ad un certo punto la strada si dirama: sulla sinistra prosegue, mentre sulla destra scompare tra le acque del fiume per ricomparire sull'altra riva. Una chiatta fa avanti e indietro trasportando persone, biciclette e motorini. Un signore mi chiede una foto mentre è seduto sulla sua moto. Della verdura è curiosamente appoggiata sul pedalino. Ai bordi della strada le case di alcuni dei bambini che partecipano al programma di sostegno. Qualche famiglia ci invita ad entrare e ci mostra dove vive. La bambina qui a sopra vuole diventare medico. In un angolo della casa c'è il suo letto con qualche suo disegno attaccato al muro. Poco distante c'è un banchetto con un quaderno di scuola.
Ci incamminiamo sulla via del ritorno quando inizia a piovere. L'acqua scende sempre più insistente e lo sterrato si trasforma in un susseguirsi di pozzanghere fangose e rossastre. Ad un certo punto siamo costretti a fermarci. Una giovane coppia ci invita a ripararci nella loro casa. Entriamo ringraziando. E' un piccolo locale, non ricordo se in legno o in muratura, buio e con pochi oggetti qua e là. Subito ci offrono del tè. Sorridono e sembrano felici di ospitarci anche solo per pochi minuti. Finalmente smette di piovere e facciamo ritorno alla guest house che ci ospita. Di fronte, immancabile, il mercato, all'aperto. I teloni che riparano le merci esposte dall'acqua gocciolano ancora, mentre le persone camminano per le strade regolarmente interrotte dalle bandiere vietnamite che celebrano i giorni della rivoluzione di agosto, che culminò con la proclamazione dell'indipendenza del Vietnam il 2 settembre 1945.
Trascorsa anche questa giornata non è passata neanche una settimana dal nostro arrivo, ma se ripenso a tutto quello che ho visto mi sembra già tantissimo.
La Baia di Halong
Il mattino salutiamo questa zona sperduta per dirigerci verso la famosa Baia di Halong. Purtroppo le piogge dei giorni precedenti non ci consentono di visitare la riserva naturale di Tay Yen Tu, sede di uno dei progetti del CIAI in Vietnam, ma lungo il percorso c'è ancora tempo per visitare un piccolo villaggio mentre una schiera di bambini ci corre dietro. Dopo qualche ora di strada non sempre agevole raggiungiamo la nostra destinazione e ci prepariamo per l'imbarco per una crociera di due giorni nella baia, con pernottamento a bordo.
La Baia di Halong è un'ampia insenatura che si estende nel Golfo di Tonchino. Conta diverse centinaia di formazioni di natura carsica che affiorano dalle acque del mare formando una complessa rete di isolotti prevalentemente ricoperti da una fitta vegetazione alcuni dei quali celano interessanti grotte derivanti dalla costante erosione dell'acqua nel corso degli anni. E' solo uno tra i siti del Vietnam ad essere stati nominati patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. Purtroppo il turismo ha da un lato fatto la fortuna di questo posto, ma dall'altro ha portato alla costruzione di numerose strutture troppo spesso sproporzionate che stanno in parte alterando la bellezza di questa zona.
La baia è punteggiata dalle numerose imbarcazioni che portano i turisti in giro per le principali attrazioni della zona: piccole spiagge, grotte, insenature. Dai barconi si staccano generalmente delle piccole scialuppe, che consentono un accesso più agevole alle varie destinazioni dei giri. Alcune insenature sono raggiungibili solo in kayak, ma ne vale la pena, quindi non esitate e separatevi almeno momentaneamente dalla vostra fotocamera. Dopo il giro non c'è niente di meglio di un bel bagno e una bella nuotata per godersi la pace e la bellezza della baia, prima di fare ritorno al nostro barcone.
Il meteo rappresenta sempre un'incognita. La prima giornata è stata molto bella, soleggiata, e ci ha permesso di osservare bene la bellezza del panorama. La mattina successiva invece il tempo è stato coperto con qualche scroscio d'acqua che però non ha rovinato la maestosità del paesaggio. Il silenzio è rotto solo dal costante rumore della pioggia sulla superficie della baia e dagli scricchiolii della barca. Alcune piccole imbarcazioni fanno la spola tra i barconi e la terraferma. Dei pescatori tirano su le loro reti, mentre in lontananza il sole squarcia le nuvole e schiarisce l'acqua.
Nel primo pomeriggio siamo sulla via del ritorno ad Hanoi, da dove partiremo il centro del Vietnam, meta della nostra prossima settimana di permanenza. Lungo la strada facciamo sosta in diversi posti dove vengono venduti vari articoli di artigianato, da quelli derivanti dalla raccolta delle perle a quelli ottenuti lavorando il marmo, la terracotta e la ceramica. Nei dintorni di Hanoi sono molte le località dedite all'artigianato. C'è tempo anche per una breve visita ad un altro villaggio per curiosare qua e là tra le abitudini degli abitanti locali. E' tarda sera quando siamo finalmente in aeroporto, pronti per l'imbarco e per affrontare i prossimi giorni tra Hue e Hoi An.
Hoi An
Prossima meta del nostro viaggio è Hoi An, cittadina situata nel centro del Vietnam raggiungibile in poco più di 45 minuti dall'aeroporto di Danang, che si trova poco più a nord. La città si trova alla foce del fiume Thu Bon ed il suo centro storico è un'altra tra le località del Vietnam a far parte del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. Dal punto di vista turistico è molto nota per le sue caratteristiche lanterne colorate, che la sera illuminano il corso del fiume nei pressi del porto e vengono accese al di fuori dei negozi delineando le piccole vie che delimitano la cittadella antica. Per questo motivo Hoi An è nota anche come la città delle lanterne.
Una delle religioni maggiormente diffuse in Vietnam è l'animismo, secondo il quale ogni uomo è dotato di un'anima che sopravvive alla sua morte. Per questo motivo ogni praticante è tenuto a rispettare il culto degli antenati, secondo il quale deve prendersi cura delle anime dei defunti portando loro dei doni materiali, generalmente frutta, denaro o oggetti di vario tipo, per assicurarsi che possano essere soddisfatti nei loro desideri e che non si adirino. In questa zona del Vietnam noterete che a molti oggetti (che curiosamente noi definiamo "inanimati"), dalle barche variopinte ormeggiate nel porto, alle abitazioni, ai ponti, vengono dipinti gli occhi. Anche questa usanza è una delle manifestazioni della religione animista, che attribuisce un'anima anche agli oggetti.
La cittadella di Hoi An è particolarmente bella, dotata di numerose botteghe con tantissimi oggetti caratteristici. Il consiglio è di passeggiare a lungo tra i suoi vicoli e curiosare tra le sue attrazioni. Ogni hotel vi darà una mappa con i principali siti di interesse, principalmente abitazioni tradizionali e pagode, ma sono molti anche i negozi dedicati all'artigianato locale. Alcuni esempi lampanti sono lal lavorazione del legno e quella della seta. Quest'ultima in particolare è molto diffusa ad hoi An, dove ci sono moltissime sartorie che in poche ore sono in grado di confezionare abiti su misura, che spesso vengono realizzati, eventualmente sistemati e consegnati direttamente negli hotel. In molte sartorie avrete la possibilità di vedere tutte le fasi della lavorazione della seta, dalla raccolta dei bachi, che vedrete esposti al sole, all'attenta operazione di svolgimento della seta, per arrivare alla realizzazione dei fili ed alla loro lavorazione. Tutto avviene all'interno dello stesso spazio, a distanza di poche decine di metri. Importante sottolineare che l'artigianato è considerato una risorsa preziosa e da proteggere, e proprio per questo motivo noterete che ogni sartoria è molto gelosa dei propri prodotti per paura che disegni e lavorazioni vengano copiate da altri. In una sartoria che abbiamo visitato venivano realizzate anche riproduzioni di immagini attraverso la meticolosa filatura su telaio. Questo mestiere richiede una particolare manualità e capacità di realizzazione, che si raggiungono solo dopo diversi anni di studio del mestiere.
Curiosi di visitare non solo la cittadina ma anche i suoi dintorni ci siamo uniti alla nostra guida per un giro in bicicletta lungo il corso del fiume. Per l'occasione ci siamo dotati dei caratteristici cappelli di paglia intrecciata che avrebbero le loro origini nel Vietnam centrale, ad Hue, a poche decine di chilometri da Hoi An. Nonostante possano sembrare dei semplici copricapo a basso costo si tratta di intelligenti strumenti che offrono contemporaneamente un'efficace protezione dal sole, allo stesso tempo leggera e traspirante, ed un altrettanto buon riparo in caso di pioggia, che come ormai abbiamo ben capito da queste parti non si può mai escludere.
La nostra gita ci ha portati per i sentieri attraversi i campi coltivati a riso e nei villaggi circostanti, seguendo per un buon tratto il corso del fiume, passando di tanto in tanto dentro qualche mercato di strada, accanto alle abitazioni rurali e davanti a qualche baracchino che offriva un po' di ristoro dal caldo afoso. Anche qui le bandiere che ricordano i giorni di festa nazionale sono esposti fuori dalle abitazioni. Qualcuno esce di casa e si presta a qualche foto, altri sono intenti a mangiare e bere seduti su di una stuoia stesa a terra ma non disdegnano un saluto amichevole, qualche bambino immancabilmente ci segue per un breve tratto. La luce del sole è ormai bassa quando facciamo ritorno al nostro hotel.
Quando usciamo dopo cena purtroppo molte botteghe sono già chiuse e riusciamo giusto a fare una rapida passeggiata lungo il fiume prima che le stradine si facciano pressoché deserte e tutto si addormenti. Prima di lasciare questa graziosa cittadina decidiamo di fare un giro l'indomani, la mattina presto mentre il sole si sta alzando, per osservare le persone che si dirigono verso il mercato, chi con il proprio carico di merce da vendere, chi pronto ad acquistare. Questa è la nostra ultima occasione per ammirare Hoi An, che lasciamo poco dopo colazione. Si tratta di un posto che a mio giudizio merita qualche giorno per essere visitato in modo esauriente e per godere di tutto quello che ha da offrire.
Da Hoi An a Hue
Prima di proseguire il nostro viaggio in direzione Hue decidiamo di fare una deviazione per visitare il sito archeologico di My Son, ormai ennesimo , situato nell'entroterra a circa 40km da Hoi An. Qui giacciono i resti di un complesso di monumenti religiosi costruiti durante il regno Champa dall'etnia Cham, che per molti secoli manifestò la sua grandezza nel Vietnam centro-meridionale. Il sito si trova in una zona abbastanza isolata e circondata da una vegetazione piuttosto fitta. Per far parte del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO non è affatto ben conservato, né servito. A quanto pare la zona fu soggetta a bombardamenti durante la guerra, ma se da una parte si dice che nei dintorni ci possano ancora essere degli ordigni inesplosi dall'altra alcuni presunti crateri lasciati dalle bombe sono troppo vicini ad alcuni resti rimasti in piedi.
Se avete in mente i famosi templi di Angkor Wat, realizzati in Cambogia dal popolo Khmer, tenete presente che non c'è assolutamente paragone, né in termini di estensione, né di grandiosità, né di stato di conservazione. Alcune sculture appartenenti al regno Champa sono tuttavia visibili presso il Museo Cham di Danang.
Lasciato il sito di My Son proseguiamo verso Hue, ma ci fermiamo per strada per visitare il massiccio roccioso del Ngu Hanh Son, costituito da cinque picchi che ospitano delle pagode e dei templi buddisti, uno dei quali è custodito all'interno di una suggestiva grotta dalla cui sommità penetra la luce del sole ad illuminare statue e decorazioni. In questa zona sono presenti alcune cave di marmo (non so se ancora in attività) e nei dintorni si pratica la sua lavorazione per realizzare sculture di vario genere. Il massiccio si può salire a piedi da un lato per poi discendere dall'altro. La salita è in buona parte al riparo dal sole ma è piuttosto ripida, scandita da una serie di alti gradini scavati nella roccia. Scendendo si gode di un'ampia vista sul mare, anche se il panorama non è eccezionale. Ad un certo punto è possibile risalire un'apertura all'interno della montagna per raggiungere un punto a quanto pare particolarmente panoramico, ma non essendoci stato non posso confermare né smentire.
Terminata la visita ripartiamo in direzione Hue. Lungo il percorso abbiamo il mare alla nostra destra. Attraversiamo alcuni fiumi e passiamo nei pressi di una laguna. Si vede qualche spiaggia pressoché vuota, alcuni pescatori con le loro barche e qua e là qualche Chai Thung, le caratteristiche imbarcazioni governate attraverso un unico remo che assomigliano a delle ceste, mentre la luce del sole scende creando un'atmosfera suggestiva.
Hue
Siamo nella città che durante il regno della dinastia Nguyen, tra l'inizio dell'800 ed il 1945, divenne la capitale del Vietnam. Di particolare interesse è la sua cittadella imperiale, altro luogo nominato patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. Purtroppo la città di Hue fu quasi interamente distrutta durante la guerra e non so dire se alcuni dei monumenti attualmente visitabili siano effettivamente sopravvissuti ai bombardamenti o siano stati ricostruiti.
La cittadella è piuttosto vasta e dotata di una pianta rettangolare. Al suo interno ci sono diversi edifici, tutti visitabili. Colpiscono le articolate decorazioni dei tetti ed i lunghissimi porticati che costeggiano le zone all'aperto. Alcune aree verdi sembrano tuttavia lasciate all'abbandono. Infine una breve visita alla Pagoda della Dama Celeste, o Thien Mu, realizzata con una struttura di sette piani a base ottagonale, per poi scendere sulle rive del fiume dei Profumi, che risaliamo per un tratto a bordo di un'imbarcazione.
Attraversiamo quindi il fiume e facciamo visita alla tomba dell'imperatore Tu Duc. La tomba si trova all'interno di un complesso molto esteso, che comprende diversi edifici ed uno stagno ricoperto di ninfee e circondato da alberi che ci consentono di ripararci dal sole intenso. Non abbiamo invece modo di visitare il mausoleo imperiale di Khai Dinh, imponente struttura che si trova in realtà non molto distante, solo una manciata di chilometri più a sud. Lungo il corso del fiume è possibile visitare anche le famose case giardino, antiche abitazioni appartenute alle dinastie del passato. Il modo migliore per raggiungerle è andarci in taxi o prenotare una visita guidata presso un'agenzia.
Nel pomeriggio abbiamo il tempo per fare un giro nella città, che però non offre granché. Probabilmente a causa della quasi totale ricostruzione dopo la sua distruzione gli edifici sono quasi interamente strutture in muratura che non offrono nulla di interessante. Gli hotel ed i segni del turismo sono purtroppo evidenti e credo stiano cancellando ogni traccia del passato. L'unico posto che per la sua natura mantiene intatta la sua identità è il mercato Dong Ba, che raggiungiamo dopo aver attraversato un ponte su cui circolano esclusivamente motorini, carichi di una, due, tre, quattro persone. Il mercato è molto grande: la massa di gente che lo percorre in lungo ed in largo è impressionante e dal momento in cui ci si immerge in questo dedalo di passaggi stretti e bui si ha l'impressione di essere totalmente risucchiati ed isolati dal mondo esterno. Ovviamente, essendo facilmente riconoscibili come turisti, tutti cercano di attirare la nostra attenzione, tutti ci tengono a mostrare con il palmo della mano la loro merce, e ad ogni passo o ad ogni piccolo indugio siamo subito oggeto dell'attenzione dei commercianti. Girando all'interno del mercato potete star certi del fatto che ogni venditore a cui passerete a fianco vi rivolgerà la parola nella speranza di vendervi qualcosa. Noi non resistiamo a lungo e dopo un breve giro facciamo ritorno all'hotel.
E' la mattina del giorno seguente quando ci dirigiamo verso il piccolo aeroporto di Hue per fare ritorno ad Hanoi, dove lasceremo il resto del gruppo per affrontare la nostra ultima settimana in Vietnam, che ci porterà a sud-ovest della città in direzione del confine con la Cina. Siamo in attesa dell'imbarco in aeroporto quando un signore sulla sessantina, capelli bianchi e tratti occidentali, guarda la mia magletta ed esclama: «Green Bay Packers!». L'accento e l'osservazione denotano la sua nazionalità americana. Guardo la sua maglietta e replico: «You're from Boston, I suppose». Spiego che nonostante la mia maglietta (e come avrà capito dall'accento) non sono suo connazionale e scambio poche parole raccontando del nostro viaggio. E' in compagnia di due ragazzi dai lineamenti asiatici che, racconta, studiano negli Stati Uniti e sono tornati a casa per restarci due mesi. Scambio qualche parola anche con loro. In un ottimo inglese ci tengono ad esprimere la loro riconoscenza quando spiego loro il motivo del nostro viaggio ed uno di loro in particolare, quando racconto della nostra prossima meta, mi raccomanda di andare a Sapa in treno ed evitare il viaggio in autobus. Pochi giorni dopo ne comprenderò meglio il motivo. Giusto il tempo di un saluto ed aprono il gate per l'imbarco. Mi rendo conto di non avere neanche avuto il tempo di cercare di capire il motivo per cui un signore americano si trovi in compagnia di due giovani ragazzi vietnamiti, ora studenti a Boston. Dentro di me penso che questo legame abbia a che fare con il suo passato e probabilmente con la guerra, ma non lo saprò mai.
Informazioni logistiche
Per chi volesse spingersi al di fuori dei percorsi turistici è bene affidarsi ad un'agenzia in grado di prendere contatto con le strutture locali perché al di fuori delle zone più frequentate la lingua può rappresentare un ostacolo, in particolare con la popolazione meno giovane.
A differenza delle aree urbane, dove tutti gli esercizi accettano la carta di credito ed ogni moneta è benvenuta, nelle zone più isolate è bene avere con sé un po' di denaro contante, preferibilmente Dong o al massimo dollari.
Come già detto in Vietnam la patente di guida italiana non è valida ma è possibile noleggiare un motorino, ammesso di seguire le regole locali di viabilità. Alcuni hotel hanno delle biciclette che mettono a disposizione dei loro ospiti e che possono rivelarsi un ottimo mezzo per gli spostamenti, ovviamente nei luoghi dove il traffico non rappresenta un problema.
Conclusioni e suggerimenti
Gli spostamenti descritti in questo articolo sono stati piuttosto lunghi, in particolare il percorso per raggiungere la baia di Halong passando per la provincia di Bac Giang ed il distretto di Son Dong. Devo però ammettere che si è trattato di una delle parti più interessanti del viaggio in Vietnam. Entrare a contatto con la popolazione locale, visitare le loro strutture e le loro abitazioni sono state occasioni preziose ed irripetibili tenendo conto che alcune delle zone visitate sono assolutamente al di fuori dei percorsi turistici e che persino il compito dell'agenzia non è stato semplice. Una nota di merito alla nostra guida, che non si è risparmiata e ci ha permesso qualche fuori programma per visitare alcuni villaggi lungo il percorso, regalandoci alcuni dei momenti più belli del viaggio.
Per quanto riguarda invece le tappe turistiche consiglio il pernottamento a bordo di una delle imbarcazioni che offrono le crociere nella baia di Halong. Se sarete fortunati ed il tempo lo permetterà potrete anche assistere ad una lezione di Thai Chi sul ponte della nave al levare del sole.
Hoi An è forse la località turisticamente più graziosa del Vietnam e merita almeno un paio di giorni per essere visitata come si deve. Se poi avete la voglia di fare un giro in bicicletta delle campagne circostanti allora dedicatele un giorno in più in modo da non sottrarre tempo prezioso alla visita del centro storico.
Non scordate di leggere gli altri due articoli riguardanti il viaggio in Vietnam:
Se avete domande o commenti potete usare la sezione qui sotto o scrivermi via email.
FAQ
Quali sono le vaccinazioni raccomandate per un viaggio in Vietnam?
Vi rimando alle FAQ del primo articolo.
Che attrezzatura è meglio portare per fotografare il Vietnam?
Vi rimando alle FAQ del primo articolo.
E' vero che in Vietnam si mangia il cane?
Sebbene non sia una cosa molto diffusa la risposta è sì. Non lo troverete nei ristoranti ma questa usanza che risale probabilmente a periodi e zone di maggiore povertà è ancora attuale. In particolare nei luoghi più poveri ma anche per le strade di Hanoi vi potrebbe capitare di vedere dei baracchini che vendono carne di cane. I vietnamiti hanno una visione funzionale degli animali, che quindi sono cibo o mezzi da lavoro. Difficilmente vedrete un vietnamita portare a passeggio un cagnolino. L'unica eccezione sono gli uccellini e numerose sono le gabbiette appese fuori dalle abitazioni.